14 novembre, 2011

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galleriaRoma
artecontemporanea 
via Maestranza 110 Siracusa

Organizzazione e Direzione Artistica: Corrado Brancato
Addetto Stampa: Amedeo Nicotra
Ingresso Libero Info: 0931/66960 (orario apertura Galleria)
cell.338/3646560
corradobrancato@hotmail.com
www.galleriaroma.it
  Siracusa Luoghi subReali dell’Anima
  L’artista è la mano che, toccando questo o quel tasto, fa vibrare l’anima. ( W. Kandinsky ) Perché dobbiamo, o possiamo, considerare Mario Oddo un artista del nostro tempo che dipinge in modo subreale l’anima dei nostri luoghi, naturali e trasfigurati. Colui che dipinge, colui che compie atto di creatività, colui che si identifica nella sua personale iconografia, piena di coerenza e corrispondenza del suo mondo interiore, del proprio sentire, è il solo padrone di quell’estetica dello spirito. Volontà di raggiungere la soglia più alta oltre la fisicità. Entrare nella dimensione spirituale, metafisica, del sub-limen, del sublimis, del surreale contemporaneo. Luoghi, paesaggi, figure rivelate da pennellate rarefatte, rappresentazione che echeggia di alone di mistero; ineffabile immagine di cromie evocative, di memorie e di sogni indelebili. Località natie, nutrici di bellezza iblea, poesia della Sicilia selvaggia e vera, spontanea e sentita. Colori accesi, solari, figure non meglio distinte che compaiono come per incanto, eternizzate nella materia secolare; spiriti del luogo, titani del passato che, ancora, ci guardano e scrutano le nostre azioni. Tutto questo, con grande tecnè pittorica, Mario Oddo riesce a comunicare nei suoi lavori. Colori che manifestano una tavolozza territoriale valorizzata dalle determinata stesura del colore che, ora si mescola, ora si sovrappone, struttura di una materia pittorica che ci regala la forza dei frutti della terra e l’energia sempre diversa delle onde marine; quell’azzurro che ci trascina nella cerulea visione dell’immenso, che vuole superare quella linea che si chiama orizzonte, per condurci nell’oltre che non sempre trova risposta e significato razionale. Le note dei colori, i colori delle note, la musicalità della composizione cromatica.
Salvatore RAPISARDA

"ROMANIA OGGI- La dittatura è finita: verità o illusione... "

galleriaRoma
piazza San Giuseppe 1/2/3 Siracusa
Venti anni fa, il 22 dicembre 1989, in Romania cadeva il regime di Nicolae Ceauşescu dopo 25 anni di potere assoluto. Cosa è cambiato in Romania in questi anni, di questo e di altro parlerà Izabela Buccheri giovedì 17 novembre alle ore 18,30
Organizzazione e Direzione: Corrado Brancato
Addetto Stampa: Amedeo Nicotra
Ingresso Libero
Info: 0931/746931
0931/66960 (orario apertura Galleria)
cell.338/3646560
corradobrancato@hotmail.com
www.galleriaroma.it

"ROMANIA OGGI- La dittatura è finita: verità o illusione... "

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piazza San Giuseppe 1/2/3 Siracusa
Venti anni fa, il 22 dicembre 1989, in Romania cadeva il regime di Nicolae Ceauşescu dopo 25 anni di potere assoluto. Cosa è cambiato in Romania in questi anni, di questo e di altro parlerà Izabela Buccheri giovedì 17 novembre alle ore 18,30
Organizzazione e Direzione: Corrado Brancato
Addetto Stampa: Amedeo Nicotra
Ingresso Libero
Info: 0931/746931
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08 novembre, 2011

ORTIGIA FELIX

galleriaRoma
piazza San Giuseppe 1/2/3
Siracusa
Giovedì 10 novembre alle ore 18,30 a cura di Salvo Sequenzia NEL VANO TRASPARIRE 'Ortigia felix'. L'isola senza tempo nel canto dei poeti  
Questo omaggio a Siracusa e al suo cuore - l'isola di Ortigia, «isola nell'isola» - vuole essere innanzitutto un viaggio, una catabasi, una sorta di discesa agli Inferi che un viator  incantato e dolente, un uomo ferito, intraprende tra i vicoli della Mastra Rua e della Sperduta, alla ricerca della sua terra, della sua magia e del suo splendore. Ma, come un Ulisse assetato di nostos, nel delirio del ritorno, il viaggiatore approdato all'isola di Ortigia non riconosce più suoi quei luoghi che un tempo furono il 'giardino di Hamdis', un'isola dei Feaci di stordente splendore ed incanto. All'urgenza della realtà e della storia, alla necessità del ritornare a Ortigia, allora, sottentra l'urgenza della memoria, che è medicamentum e balsamo, ma anche squarcio, ferita profonda da cui sgorga la pietà mesta della poesia. Il viator diviene, dunque, peregrinus, un «nomade d'amore» che ritrova Ortigia nel canto dei poeti. Seguendo una trama invisibile, una fitta e spessa regnatela di immagini, suoni, parole e colori ordita meravigliosamente da un secolo all'altro, sin  dalle scaturigini della civiltà in cui mito e storia si intrecciando e si fondono nel verso adamantino di Pindaro, che rende omaggio all' «augusto d'Alfeo fiore di Siracusa illustre, Ortigia». La poesia, sola, conosce e sa dire al mondo il linguaggio della pietà e del conforto; sola, essa salva nella desolata vaghezza di una parola, nel modularsi dissolto di un suono, nello scoramento, la memoria ferita di un luogo e della sua storia. I poeti hanno amato Ortigia, ed hanno conservato nelle loro parole le architetture 'verticali', il labirinto musicale dello spaesamento, la malinconia del mare, l' ansia perenne della pietra, un mondo equoreo e fatato, ancipite: Giace della Sicania al golfo avanti un’isoletta che a Plemmirio ondoso è posta incontro, e dagli antichi è detta per nome Ortigia. A quest’isola è fama, che per vie sotto il mare il greco Alfeo vien, da Doride intatto, infin d’Arcadia per bocca d’Aretusa a mescolarsi con l’onde di Sicilia. E qui del loco venerammo i gran numi; indi varcammo del paludoso Eloro i campi opimi.   Nella geografia 'equorea' che Virgilio, nel terzo libro dell'Eneide, tratteggerà a sbuffi e slarghi come in un acquarello, Ortigia, colta nell'abbraccio del «Plemmyrium ondosum», è realtà d'acqua, di mito, di numinosa mescidanza. Il poeta coglie una circolarità fatale, assoluta, che si ripeterà nella tradizione poetica successiva consolidandosi come autentico topos letterario:   Calava a Siracusa senza luna La notte e l'acqua plumbea E ferma nel suo fosso appariva, Soli andavamo dentro la rovina Un cordaro si mosse dal rimoto   Nella poesia di Giuseppe Ungaretti, poeta veggente, l’abbandono e il silenzio grevi dell’ora demente accompagnano e propiziano la calata a Ortigia nel liquido fluire del tempo, in un’immagine di memoria anche borgesiana, d’un tempo che contiene tutti i tempi, un attimo ogni altro attimo. In quest’istante rapido, in quest’immensa stasi, l’uomo rivive tutta la sua vita nel gesto antico ed eterno del cordaro, custode di impenetrabili Lari. Dentro questo temenos sacro ad Artemide, nella circolarità dell'acqua che propizia una rigenerazione 'altra', data nel canto, sarà allora un rifiorire di poesia e di dolore. Nei versi preziosi della poesia araba siracusana, cogliamo, agli albori, la tragedia dello sradicamento compendiato nel diario poetico di Ibn Hamdis. E, ancora, giungendo ai nostri giorni, i versi di Turi Rovella, di Enzo Giudice, di Corrado Di Pietro e di altri poeti, restituiscono l'immagine di Ortigia nel racconto del loro nostos, nei loro  'ritorni' che non sono tra loro identici, si scrivono nella storia del luogo e la storia è sovrapposizione di strati, accumularsi di nuovi castelli su antiche rovine. Anche in questo caso dunque è la composizione di piano orizzontale e verticale,  la discesa dal piano sincronico e orizzontale a quello della storia e della memoria, verticale, ad offrire nuove chiavi di lettura. Il tempo della memoria e della malinconia è il tempo della luce 'nera' in cui si congiungono demone meridiano e notturno, di ungarettiana memoria. È il tempo di luce calcinante, ferale, che si riflette sul tufo biondo di Piazza Duomo, e di buio vorticare nel flusso degli evi che si respira nell'intrico dei vicoli della Giudecca. Luce 'nera' è, dunque, quella che accompagna la memoria e la malinconia, la ricerca e la catabasi nel ventre dell'isola; ed è luce 'bianca', luce dalla tremenda forza autenticante, la lux veritatis, ferita di luce che occhi avvezzi all’ombra non sanno sostenere, nel vano trasparire di ogni cosa. Ed è, dunque, infine, anche monito alla 'vigilanza', alla diffidenza verso opachi lucori, finte luci, vacue illusioni e pericolose menzogne che il nostro tempo propugna.  Salvo Sequenzia  
Organizzazione e Direzione: Corrado Brancato

Addetto Stampa: Amedeo Nicotra

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