28 ottobre, 2008

ECLISSE di Maria Rotondo

Galleria Roma
via Maestranza 110
Siracusa

1-11 Novembre
ECLISSE
di Maria Rotondo
.....Si tratta di pittura surreale ed evocativa, elaborata con pennellate lunghe e indugianti sulla tela, in cui i contrasti cromatici stabiliscono, insieme alle linee ed ai volumi, un rigoroso equilibrio formale. Ma quella di Maria Rotondo é anche una pittura figurativa che riproduce paesaggi interiori: rappresentazioni dell'anima, evocazioni di vedute interne mosse, probabilmente, da una "necessità inferiore" di retaggio kandiskijano. In ciascuno di noi la realtà interiore é parallela a quella esteriore, la rappresentazione del mondo sensibile corrisponde alla raffigurazione animica, psicologica. Questi sono assunti cari all'autrice, che utilizza il medium pittorico per visualizzare sensazioni ed emozioni che abitano il proprio spirito, la propria anima, il proprio corpo.....


Salvo Sequenzia

26 ottobre, 2008

Novembre per i vicoli di Ortigia



Novembre per i vicoli di Ortigia
date: 9,16,23,30
La Diapason Studio organizza per il mese di Novembre 4 passeggiate culturali per i vicoli di Ortigia, durante le quali il pubblico sarà guidato da esperti operatori culturali nella scoperta degli angoli più nascosti e degli aneddoti più singolari. Le passeggiate avranno la durata di circa un’ora e mezza oltre la sosta ristoro a metà percorso. E’ un progetto culturale che ha lo scopo di far conoscere il centro storico aretuseo in tutte le sue sfaccettature meno note e più originali. Il punto d’incontro dei partecipanti è Porta Marina, alle ore 9:30,la quota di partecipazione è di 5 euro pro capite per singola passeggiata. Vi aspettiamo numerosi,contattateci al recapito riportato in calce.
Per partecipare sarà necessario richiedere la tessera di partecipazione che vi sarà consegnata in occasione del vostro primo incontro con la manifestazione. Il tesseramento è obbligatorio in quanto la D’s è un’associazione culturale e per questo motivo è necessario che le persone partecipanti alle sue attività siano tesserate. E’ una norma di legge che comporterebbe pesanti sanzioni nel caso in cui non venisse rispettata,inoltre essa deve essere portata obbligatoriamente ad ogni evento per essere esibita se richiesta. La professionalità delle persone che collaborano per la riuscita degli eventi, la registrazione e tutela dei vostri dati anagrafici, il tempo dedicato ai nostri soci prima, durante e dopo gli eventi,hanno sia un costo oggettivo,che un valore. D’s cura i dati sensibili dei suoi soci secondo le leggi vigenti e nel rispetto della loro privacy.
Per prenotazioni contattare la Diapason Studio all’indirizzo: diapason.studio@alice.it o chiamare lo 0931 452425, mob.3339721781 ore: 9 – 11, 15 -16.30;
entro e non oltre il venerdì precedente la passeggiata.

24 ottobre, 2008

"Galleria Roma" Arte ed Eventi a Siracusa: James Hillman e Lucia Arsì

"Galleria Roma" Arte ed Eventi a Siracusa: James Hillman e Lucia Arsì

Gli ebrei a Siracusa dopo il 1492


Galleria Roma
via Maestranza 110
Siracusa
per i giovedì della galleria
Mariarosa Malesani parlerà degli ebrei a Siracusa dopo il 1492

restare o andare? L'integrazione nella società siracusana- I lavori e i commerci di sempre, ma con nuovi nomi e cognomi......e altro
30 ottobre 2008
ore 18,30

23 ottobre, 2008

James Hillman e Lucia Arsì

Lucia Arsì legge poeti greci
Introduzione di Riccardo Mondo
Intervengono con James Hillman
Lucia Arsì, Franco Battiato, Rita Carbonaro, Fulvio Giardina, Luciano Perez, Carlo Truppi

17 ottobre, 2008

meriggiare pallido e assorto


Galleria Roma
via Maestranza 110
per i giovedì della galleria
meriggiare pallido e assorto
lettura poetica di Corrado Di Pietro
23 ottobre


Pomeriggio di alta poesia in Galleria Roma, nell’ambito degli incontri del giovedì, dedicati alla cultura. Proseguono le letture poetiche di Corrado Di Pietro, noto poeta e saggista siracusano. Giovedì 23, alle ore 18,30, Di Pietro legge “Meriggiare pallido e assorto” di Eugenio Montale, uno dei testi più noti di quella stupenda raccolta che è “Ossi di seppia”, pubblicata nel 1925 per le edizioni di Gobetti.
È un testo emblematico della poetica montaliana dove si mette in evidenza quel “male di vivere” che lo stesso poeta ligure enuncia in un’altra lirica. L’uomo non vive in armonia con la natura, né con se stesso né con gli altri, ma appare estraneo al mondo e avulso dalla realtà delle cose. È questa disarmonia che giustifica nell’uomo l’abbandono di quelle certezze portate dalle fedi, dalla filosofia, dalle religioni e dalla politica. Tutto ciò che rientra in un disegno complessivo e unificante di salvezza rimane estraneo a Montale; la sola apertura possibile (ma non la salvezza) ci è data da piccole soddisfazioni quotidiane (‘l’anello che non tiene’). La poesia rappresenta una di queste aperture, se vissuta con dignità e coscienza; anzi si pone come il tentativo più serio di comunicazione fra gli uomini proprio perché può diventare guida spirituale e morale dell’animo umano, quando si vive nella condizione di fragilità e di debolezza esistenziale.
Montale ci esorta a prendere coscienza della nostra dignità di uomini, anche se dobbiamo camminare ‘sotto un rovente muro d’orto’, accecati dalle iniquità e frastornati dai rumori assordanti del mondo.

12 ottobre, 2008

Arte e Matematica

i giovedì della galleria
Arte e Matematica
a cura di Salvatore Rapisarda
giovedì 16 ottobre
ore 18,30

Se la matematica è un modo di scoprire e rappresentare la realtà attraverso un processo di astrazione dell'ordine immanente nella natura, per giungere ad una sua razionale rappresentazione, si può dire che si avvicina all'arte nel momento in cui diventa espressione del soggetto che ricostruisce la realtà secondo le sue intime leggi. Soprattutto parlando di arte classica, si può individuare il senso matematico dell'arte,che, nelle sue varie forme espressive, obbedisce a regole di proporzioni e di misure, per esempio quelle dell'anatomia umana (Leonardo da Vinci, nell' "Uomo vitruviano", 1490, sdoppia la figura umana in due posizioni, una rispetto al quadrato, l'altra rispetto al cerchio), alle regole della prospettiva e dell'architettura (si pensi ai trattati di Vitruvio e di Vasari), alla metrica, alla geometria: nell'arte classica, insomma, è fondamentale l'apporto delle scienze matematiche in quanto, attraverso le regole dell'armonia matematica, l'artista domina l'espressione passionale del suo linguaggio artistico, che ne risulta organizzato nei termini di un'armonia superiore, secondo il senso più profondo dell'ordine, al di sopra del caos fenomenologico. Salvatore Rapisarda esporrà alcuni lineamenti concettuali e strumentali di questo atavico rapporto. Un tentativo di confronto tra il mondo della scienza matematica e l'arte, tra rapporti di grandezze, edificazione architettonica e rappresentazione figurativa artistica. L'esposizione vorrà sinteticamente affrontare alcuni elementi cognitivi attraverso l'evoluzione del pensiero matematico antico e moderno nelle varie applicazioni delle regole compositive. Si prenderanno in esame alcune note basilari delle proporzioni musicali e armoniche con il supporto di esempi tratti dalle opere esemplari della storia dell'arte. Completerà l'argomentazione la definizione del rapporto aureo nelle varie applicazioni in forma palese o nascosta della sezione aurea.

06 ottobre, 2008

" Il linguaggio spaesante dei colori"

GALLERIA ROMA
via Maestranza 110
Siracusa
Lucia Arsì presenta
" Il linguaggio spaesante dei colori"
di Francesco Floriddia
18 ottobre 2008

Se il Bibliotecario (Dio) conserva nella sua mente l’unico Libro che racconta la storia del mondo, la sola storia vera che diventerà realtà, e sarà mondo, ai mortali è concessa una biblioteca illimitata, ove testi letterari e artistici (innumerevoli) fanno capolino e interpellano il lettore e lo intrigano e l’interprete si dispone ad ascoltare ciò che l’oggetto ha da riferirgli, rimettendosi ad esso senza riserve. Ogni creazione artistica impone di essere interpretata. Nella mia biblioteca, fra gli innumerevoli mondi che esigono una parola su come va la vita, si trovano le tele di Francesco Floriddia.Quelle tele catturano lo sguardo, inducono alla lettura, spalancano il pensiero. Ed io assisto al connubio tra la bellezza della forma e la verità del senso. Quelle immagini inquietano e per il linguaggio ora metaforico ora realista e perché si snodano entro l’orizzonte mitico della vita, del declino della vita e della morte. Sono immagini che non sottomettono affatto, sono immagini invero che stupiscono, che alterano, che spaesano e mi fanno sussurrare: ecco, è ciò che sentivo anch’io. Quelle immagini lottano con il mistero, con l’invisibile e sanno riportare l’essenza delle infinite possibilità che il ciascuno vive.
Lì leggo l’anima del mondo. Quell’intreccio di legami, quel logos che ordina i fili che annodano il nostro stare nel mondo e che determinano la nostra sofferenza, il dolore per la mancanza di affetti, il desiderio mai appagato, la solitudine come disimpegno, la perdita d’identità perché omologati nella massa informe, l’“oltre” umano, aquila luciferina che rode le viscere della persona prometeica. E’ l’angoscia che ha piantato il vessillo. E l’artista “urla” -è un suo dipinto- la paura disarmante dell’indicibile precarietà, l’ansia di ciò che mai avverrà per la serrata consapevolezza che ogni richiamo di amore, di coesione, di comprensione non troverà risposta. L’Indifferenza omologa l’essere umano che diviene privo di spessore, manchevole di finalità, in balia del vuoto. L’angoscia spaesante quando l’ospite del non senso, del buio annichilente, fa capolino. Nel quadro, ma anche in gran parte delle tele di Francesco Floriddia, ci troviamo nel campo semantico della fine: e per droga e per anoressia e per povertà e per schiavitù. Titolerei “Fine” quel quadro. Tra immagine e parola c’è relazione e differenza, gli opposti che danno movimento e senso al vivere. Eppure ci chiediamo: e se il dolore serve per riannodare legami e convivenze d’amore? E se il pianto, il dolore, l’autoffesa, il blocco fossero la via maestra per riacquistare la Luce, l’Amore perduto?E se Eros fosse necessitato da astrusi camminamenti tra l’alto e il basso al modo di Ermes? E se al modo di Dioniso bisogna essere lacerati, fatti a pezzi per poter risorgere meglio di prima?E se la ferita dolorante è l’unico mezzo per una vera guarigione? E’ questo il messaggio che l’artista ci consegna? Vuole l’artista, attraverso i colori bui, smorzati, alchemicamente combinati(il nero, il grigio dominanti sul giallo e l’azzurro), attraverso forme sfumate e volutamente simboleggianti, gli oggetti minimali, gli spazi irreali, dirci che stare al mondo impone- al modo dell’insegnamento greco- riflettere su se stessi e sulle cose del mondo e operare con misura, con rispetto, dato che la sofferenza é la via maestra alla conoscenza? Ha scritto giustamente Eschilo, asserendo “pathos mathos”,ossia la sofferenza produce conoscenza ed è salvifica. Salvarsi attraverso la conoscenza, che il dramma produce. Un modo tragico di stare al mondo. I quadri di Floriddia, tragicamente attuali, evocano la pena del vivere, perché, mancando ogni fondamento di senso ( nessuna speranza di lavoro, nessun rapporto amoroso, nessuna possibilità di riconoscimento identitario) si è consumati in eterno, al modo dell’aquila ( il tutto) che inquieta il corpo di Prometeo, rodendogli il fegato.
E le tele, fomentando la mia fantasia, creano tale immagine:
Solamente un attimo. Sosta. Osserva.
Il giardino, il tuo, non è ammantato dalla coltre di zagara bianca.
La terra giace scomposta,
arida sotto i colpi del vento,
umida, per le palle gelate che rotolano giù.
Il motore della macchina è spento.
Ovunque odore di nafta, di lenta ed inutile comodità.
Il cancello di ferro, battuto da mani di mastri,
mani annerite, mani frenetiche e
le foglie forgiate rimandano alla giovinezza
trascorsa, oramai finita.
Il passo, varcato il cancello, indolente.
C’è un merletto di pini cadenti e a destra,
acquartierata, diresti informe, una massa tutta nera, ma fiera,
pregna di chi non è più,
carica sì, sudata di chi ha sudato, ha sofferto, ha sperato e poi,
solo dopo tanto ansimare, ha dato il commiato ed ora…
…ora lì nel buio, più fitto dell’Erebo.
Quella terra è il Silenzio, il Silenzio
di un cimitero al calare delle tenebre.
Quel Silenzio sapora di voglia slavata, di
foglie ingiallite, sorrisi spenti, lame entro la carne della propria carne,
eroi dal piede bloccato, cortili non più abitati, bocche aride, amori finiti…finiti, sì,
sotto una montagna di cenere,
un’anima intanto, totalmente annerita,
sente…è la fine.
Come rispondere alle innumerevoli domande dell’artista-artigiano?
Piantarsi davanti alle tele, con esse misurarsi per potere immaginare, con una sorta di legge di contrappasso, immaginare che quei colori tetri assumano altri toni, toni brillanti, carichi di calore, sprizzanti gioia, desiderio di esserci con la carne e con lo spirito; immaginare che quelle forme informi acquistino misura d’uomo, l’uomo dal pensiero biocentrico e non assolutamente logocentrico, uomo consapevole del destino tragico e lo accetti al solo fine di poter vivere e non sopravvivere. Si tratta di accettare qualunque emozione (a vecchiaia inaridisce spegne o dissolve ogni emozione), sia che venga dall’autostrada (dal mondo esterno) sia che baleni dal profondo nascosto, perché ogni immagine emozionale è concessa dagli dei (Afrodite offre bellezza e amore); le emozioni concesse da Ade o da Nemesi si accettino, speranzosi che in realtà il continuum della vita è un discretum, tra crepe varchi e mutamenti spesso rivoluzionari.
Lucia Arsì
presidente del Centro Culturale Epicarmo.

05 ottobre, 2008

Canzoni contro


Galleria Roma
via Maestranza 110
96100 siracusa
Giovedì 9 Ottobre ore 19,00

Canzoni Contro
Negli anni in cui l'Italia era indaffarata a gestire la sbornia del boom economico con sottofondi musicali anestetizzanti fatti di innocue melodie colme di rime baciate cuore-amore gorgheggiate da cantanti di buona scuola italiana, nuove storie musicali si imponevano, veri e propri inni contro le ipocrisie del mondo, contro le guerre, contro gli ingombranti conformismi delle istituzioni sociali e familiari, contribuendo a formare le idee e le coscienze delle nuove generazioni in quegli anni si affacciavano alla vita e che, forse, ancora oggi credono che le parole e la musica possano avere la forza di cambiare il mondo.
Salvatore Zito condurrà la serata raccontando quegli anni e le canzoni dei giovani di allora che, come quelli di oggi, cercavano in quei brani il senso dei propri pensieri e della vita, il senso del dolore, dell'amore e dell'amicizia per costruire insieme una società migliore.
Ingresso gratuito
Info: Galleria Roma via Maestranza 110 96100 Siracusa
0931/746931
0931/66960 (orario apertura Galleria)
cell.338/3646560