24 febbraio, 2009

Storie e visioni oniriche nelle pietre dipinte di Angelo Giudice

L’artista Angelo Giudice, con la sua grande arte pittorica di immensa profondità spirituale, mi ha portato indietro nell’età giovanile quando leggendo “La Desiderata”, il manoscritto del 1692 trovato a Baltimora nell’antica chiesa di San Paolo, che dice “Tu sei figlio dell’universo non meno degli alberi e delle stelle ed hai pieno diritto di esistere”; mi fece superare quel senso di inferiorità o di superiorità che la società ci trasmette sin da piccoli.
Con il passare degli anni ho portato avanti questo pensiero di umiltà ed amore francescano dove in ogni cosa e in ogni evento umano fa vedere il lato negativo e subito dopo il lato positivo che trasforma tutto in amore.
Questo percorso di armonia con il creato, ha sviluppato in me una visuale di vita che mi fa dire che nel mondo non ci dovrebbe essere quel senso di superiorità che esiste negli uomini, fonte di guerre e di distruzioni, ma solo amore. Dove tutto è stato creato da Dio persino le pietre. Guardando una pietra, da sempre ho pensato: forse nel cerchio delle trasformazioni, entro un determinato tempo, sarà terra e da terra diventerà pianta, animale ecc… Per questo io ho attribuito anche alla pietra un valore uguale a quello umano poiché parte del creato.
Da decenni ho guardato con ammirazione i lavori dell’artista Angelo Giudice che ha saputo con la sua sensibilità artistica dare anima e corpo a tutte le pietre che ha avuto tra le mani, dandogli una identità umana e spirituale attraverso il mondo visivo. La grandezza dell’artista Angelo Giudice sta nel far uscire dalle forme di quelle singole pietre, che hanno avuto la fortuna di avere attirato il suo interesse, un’anima ed una immagine, e grazie anche alla sua vasta cultura e alle sue grandi capacità artistiche, ha trattato eventi umani ed universali tra il reale e l’onirico.
Hermann Hesse quando fa dire, il suo pensiero filosofico esistenziale, a Siddharta “Questa pietra è pietra ed è anche animale, e anche Dio e anche Budda, io l’amo e l’onoro non perché un giorno o l’altro possa diventare questo o quello, ma perché essa è ed è sempre stata tutto. Proprio questo fa si ch’io l’ami e vedo un senso e un valore in ognuna delle sue vene e cavità, nel giallo e nel grigio, nella durezza ecc…”
Però fa una considerazione e dice:
“Le parole che colgono il significato segreto, tutto appare sempre un po’ diverso quando lo si esprime.”
E’ da pensare che se Hermann Hesse fosse un nostro contemporaneo sarebbe un estimatore di Angelo Giudice poiché ha concretizzato con la sua sensibilità artistica, pittorica, visiva il suo pensiero filosofico esistenziale.


Siracusa 01/06/2007
Sebastiano Moscuzza

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