11 aprile, 2008

La vie en rose Mostra di Amedeo Nicotra 7/17 giugno 08

La sensazione del fuoco
di Tommaso Cimino


“Par les soirs bleus d'été, j'irai dans les sentiers,/picoté par les blés, fouler l'herbe menue:/rêveur, j'en sentirai la fraîcheur à mes pieds./Je laisserai le vent baigner ma tête nue.//Je ne parlerai pas, je ne penserai rien:/mais l'amour infini me montera dans l'âme,/et j'irai loin, bien loin, comme un bohémien,/par la Nature, - heureux comme avec une femme.”, “Nelle sere d'estate, azzurre, andrò lungo i sentieri,/solleticato dalle spighe, a pestare l'erba appena nata:/come un sognatore sentirò la frescura ai piedi./Lascerò che il vento bagni il mio capo, nudo.//Non parlerò, non penserò a nulla:/ma l'amore infinito mi salirà nell'anima,/e andrò lontano, molto lontano, come uno zingaro,/nella Natura, - felice come se fossi con una donna.”.
Otto versi di un uomo per una donna, si direbbe: e Amedeo Nicotra, che nella sua nuova mostra intitolata La vie en rose sceglie proprio un poeta francese come Arthur Rimbaud e la sua poesia Sensation per ornare una delle sue opere, li conosce bene.
Da anni nelle sue tele, nelle opere grafiche così come nelle terrecotte o nei finissimi oggetti che solleva di peso con la sua pittura da un oblio non meritato, siano tegole o gusci d’uovo – come un moderno Peter Carl Fabergé – o scorze d’albero, i volti di donna non mancano. In realtà, per chi ha la fortuna di poter osservare l’evoluzione della sua pittura, alcuni dei ritratti presentati in questa mostra sono tasselli di una meditazione che viene già dalle primissime tele, quasi dai primi tratti di pennello.
Eppure una lettura attenta delle opere di questa mostra rivela una provocazione di Amedeo Nicotra ben più sottile rispetto al titolo, quello di una celeberrima canzone interpretata da Edith Piaf: non tanto perché di questi tempi sempre più spesso la vita di tante donne è tutt’altro che rosea e felice – la Piaf ci potrebbe aiutare con il titolo di un altro suo indimenticabile successo, Je ne regrette rien, ovvero Io non rimpiango nulla.
Il fatto è che dinanzi a queste opere nasce subitaneo un paragone, che non ho il timore di proporre perché il confronto con i Grandi dell’arte rivela da parte degli autori a noi vicini studio, applicazione, e quel filtro che viene dall’aver osservato le esperienze altrui. In quello studio si trovano di certo la Maddalena di Donatello e Raffaello Sanzio, ma anche un “dipinto nel dipinto”, come nell’enigmatico Magritte – dunque fra le esperienze di Nicotra, non solo i classici e non solo la pittura, ma anche la scultura e la spazialità che questa comporta.
Rappresentare queste donne e La vie en rose significa allora, proprio come nel tentativo di Donatello, non cercare tanto il Bello quanto il Vero: difatti nel maggior numero di casi questi dipinti di Amedeo non mostrano altro che il viso, con una gamma di emozioni ampia e variegata. Grandi occhi, sorrisi, sopracciglia aggrottate o sguardi rivolti in basso, pensierosi: su uno sfondo volutamente nebbioso, inconsistente (diremmo che sono profumi di donna, e che altro non interessa al pittore di mettere in scena), solo i tratti del volto sono delineati. Nemmeno le chiome sono sempre definite, anzi anche le spalle, il collo in molti casi sono come inghiottiti dal mistero, e le tinte di ecoline, come fosse un liquido acquerello o una china, lasciano macchie posarsi dove invece aspetteremmo una linea più netta, uno stacco fra il personaggio e lo spazio.
Queste donne, madri o ragazze, intente a pensose canzoni alla chitarra o a sorseggiare svogliatamente un drink, sembrano lanciare un richiamo come (la poesia chiama altra poesia) nei versi della poetessa Anna Achmatova: “Strinsi le mani sotto il velo scuro…/«Perché oggi sei pallida?»/Perché d’aspra tristezza/l’ho abbeverato fino ad ubriacarlo.//Come dimenticare?Uscì vacillando,/sulla bocca una smorfia di dolore…/Corsi senza sfiorare la ringhiera,/corsi dietro di lui fino al portone.//Soffocando, gridai:«È stato tutto/uno scherzo. Muoio se te ne vai.»/Lui sorrise calmo, crudele/e mi disse:«Non startene al vento»”. A pensarci bene, sarebbe una giusta reazione per un “sognatore” come quello della poesia di Rimbaud citata da Nicotra, che va lontano nella Natura, felice “come se” fosse con una donna. In realtà quel pittore cerca altro, non una Donna.
La vie en rose, misteriosa, senza sfondo preciso, con i volti e le espressioni che paiono lampi dentro un lungo indistinto fondo di nubi, ha cambiato colore dal rosa al rosso fuoco di qualcosa che arde al di là delle attenzioni maschili: chiudo con una poesia di Elena Schwarz. “Amo tanto il fuoco,/che lo bacio,/allungo la mano,/mi lavo il volto in esso,/giacchè soavi spiriti/vi abitano, come in un bocciolo,/e lo cinge un anello/di sottili forze./È la loro casa,/il guscio, il conforto,/tutto il resto/è troppo rozzo per loro.//Ho la frangia bruciata,/ho le ciglia riarse,/mi è parso che tu/fremessi nel fuoco./Vuoi forse sussurrarmi/una parolina luminosa,/e una candela tremola./Ma in me c’è solo buio.”. Rischiarato per noi dai dipinti di Amedeo.

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