18 maggio, 2008

Lucia Arsì e l'Orestea


Lucia Arsì e l'Orestea ( lettura critica)
Galleria Roma, via delle Maestranze
17 maggio 2008

Sull’Orestea

Diverse chiavi di lettura permettono di penetrare la trilogia eschilea e darci la cifra della valenza in termini conoscitivi. Luciano Canfora, storico e grecista, legge il testo in chiave politica oltre che poetica. L’eunomia ossia il buon governo è democratico ed è rispettoso dell’Areopago, la cui competenza autorevole è relativa ai soli reati di sangue, da cui trasse origine( il primo delitto tremendo fu il matricidio di Oreste).La psicanalisi parla di Oreste psicotico, che ha assimilato le mostruose immagini dei parenti originari ( Tantalo e Pelope) che hanno trasmesso ai discendenti le fantasie di frammentazione di cannibalismo e di incesto. A differenza di Agamennone, i figlio Oreste sa recuperare l’aspetto positivo della madre, che non vede più come Erinni ma madre benevola(Eumenide). Dal punto di vista antropologico, la trilogia evidenzia il passaggio dal matriarcato (lex talionis) al patriarcato (lex pattuita).Nell’ambito del sacro, si è sottolineato che il sacrilego Oreste (il sacro è il luogo della profondità, dell’ambiguità, dell’indifferenziato, del caos) e Oreste carnefice-vittima viene salvato dagli stessi dei (Apollo e Atene) che lo avevano irretito e che gli concedono valori e giustizia. L’uomo inconsapevolmente colpevole può venir fuori dalla mainia solo se accompagnato da valori religiosi e sostenuto da dike-giustizia.
La lettura del testo poetico mi avverte che solo se attraversiamo il dolore cogliamo il senso del nostro esistere, e se tentiamo di paragonarci al dio inevitabilmente paghiamo il fio. La sazietà genera tracotanza( ybris) e la sciagura (Ate) deve essere lavata con dolore, espiando.
Lucia Arsì

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