04 maggio, 2008

nella dimensione del sacro, un sacrilego: Oreste


3 maggio 2008, alle ore 19,00, nei locali della Galleria Roma in via delle Maestranze, Lucia Arsì: nella dimensione del sacro, un sacrilego: Oreste.
E' intervenuta la prof. Maria Teresa Asaro.
Esibizione musicale di Salvatore Zito

Oreste e ancor prima la madre Clitennestra e il padre Agamennone e, andando più indietro nel tempo, Atreo e Pelope e Tantalo( la genìa dei Pelopidi) sono immagini, mirabilmente rappresentati dai tragediografi greci, dell’ambiguità aporetica che tocca l’uomo nelle sue radici e ne fa un carnefice/vittima. L’uomo, che inevitabilmente torna all’indifferenziato, al caotico, allo smisurato (la dimensione del sacro), ubbidiente a forze extraumane (gli dei greci) o alla dimensione irrazionale, al punto da sacrificare (folle) le persone più care( Agamennone la figlia, Clitennestra il marito, Oreste la madre) diviene vittima sacrificale, e pertanto da venerare e da esecrare, la cui salvezza dalle Erinni (le furie vendicatrici o il senso di colpa) dipenderà dal processo di espiazione che arcaicamente avveniva tramite riti di purificazione( Apollo versa il sangue di un porcellino per purificare Oreste)o dal ritorno all’ordine mediante la legge. E la vendetta, che sia voluta da un dio o dal desiderio di sazietà mai soddisfatta, o dalla violenza naturale che prende il sopravvento, nell’etica arcaica si esercitava tramite la lex talionis, che nell’Orestea, così mi piace chiamare la trilogia eschilea, sarà sostituita dalla legge regolatrice, quella che sa ascoltare l’accusa e la difesa, quella che si esercita nel tribunale, nell’Areopago, l’antico tribunale ateniese ove si giudicavano i delitti di sangue.
Quanta parte- mi chiedo- ha l’uomo e quanta ne ha la divinità sull’uomo nell’esercizio della violenza? Per il religiosissimo Eschilo gli Dei accompagnano l’uomo nel viaggio verso il male perché dalla sofferenza nasce la conoscenza ( pathei mathos); dal rapporto diretto con il mondo, dalle percezioni legate alle cose e agli uomini, dal connubio fra ragione mente e cuore, osserviamo noi.

Lucia Arsì

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