19 novembre, 2007

Enrico Adorno






























Enrico Adorno
Se proiettiamo una miriade di coordinate che idealmente compendiano il corso della vita umana, ci accorgeremo che le stesse si disporranno in modo da comporre un disegno nel quale riconosceremo le inquietudini, le paure, gli entusiasmi, le conflittualità, le contraddizioni, le attese che riguardano la condizione propria dell'uomo.Per mezzo di una pittura autentica, Enrico Adorno da la sua risposta, anche se non definitiva, anzi sempre in evoluzione ed appunto per questo ricca, agli infiniti quesiti latenti nel nostro animo.Essa risposta si visualizza in opere o dalle forme intrise di atmosfera metafisica o permeate di motivi simbolistici o, ancora, racchiuse in un geometrismo cubista che, di volta in volta, mettono in luce la diversità di generi pittorici nel rigoroso rispètto della trasparenza, della coerenza, dell'esperienza. Requisiti che permettono all'artista di poter spaziare, ripescando nelle memorie di civiltà passate e presenti, su una tavolozza dove ogni colore ha la propria storia da raccontare.La ricchezza di sfumature tematiche e cromatiche è la risultante di una interiore pienezza contenutistica, dove il bisogno di fare leggere una realtà, ora cupa e opprimente ora solare e gioiosa, diventa ferma volontà di trasfondere in chi guarda queste sensazioni.La figura umana si impone nelle tele di Adorno con una forza tale da lasciare tracce tangibili che parlano di solitudine, di malinconia, di sdoppiamento tra finzione e realtà, di incomunicabilità, sempre protesa allo svelamento di valori assoluti ed alla continua e sofferta ricerca della verità.Nella pittura di Adorno l'esigenza di dare forza etica al suo lavoro è sostenuta dalla capacità dell'artista di progettare, di sperimentare forme nuove, di interrogarsi continuamente e di condurre con umiltà una ricerca capace di confrontarsi e di usare la libertà di pensiero, sottraendosi a contaminazioni di mode effimere. . ;Un'umiltà intrisa anche di una valenza religiosa: quella di riconoscersi poveri e riempire in propria povertà con qualcosa di eterno. Il timore che l'anima dell'uomo contemporaneo sia fuggita altrove diventa il motivo conduttore del suo maturo e personale linguaggio estetico»Dietro le sue composizioni figurative o astratte, Adorno lascia intravedére il desiderio di dare una chiara forma alle cose, di offrire quasi una certezza in un mondo pieno di linee sfuggenti, di creare la possibilità di fermarsi per non essere risucchiati dal vortice della più deleteria contemporaneità, donandoci anche il privilegio di "guardarci dentro". Ed è, questa stasi introspettiva, necessaria ed improcrastinabile in quanto contrapposta al dinamismo frenetico, dispersivo e vuoto che caratterizza la nostra epoca.Anche la corposità del colore sembra voler suggerire che le cose dipinte hanno un loro peso e restano fissate sulla tela lasciando un'impronta della loro essenza: un'idea di "permanenza" che si oppone ad un mondo dalle mille apparenze.Ma allo stesso tempo, in questa meditazione sulla condizione umana, si scorgono anche elementi arcaici, che nella essenzialità della forma, attraverso un processo di riduzione, rimandano ad una concezione dell'alte intesa non come frattura spazio-temporale, ma come continuità dell'esperienza umana.L'amore e il coraggio nel voler dare e trasmettere agli altri piccole verità messe a nudo, vestite di forme e colori, sono a mio parere segno di purezza mentale, che va intesa e riconosciuta come la più grande conquista sul piano umano, prima ancora che su quello artistico.

ORNELLA FAZZINA critico d'arte

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